ARCANGELO GHISLERI
Arcangelo Ghisleri nasce il 5 settembre 1855 a Persico, in provincia
di Cremona. Sin da giovane si impegna in una intensa attività giornalistica,
che durerà fin quando il fascismo porrà fine a ogni libertà
di stampa. Sono varie le pubblicazioni a da lui fondate: La rivista repubblicana,
Cuore e critica, L'educazione politica, importanti per la messa a punto
di una ideologia di scuola repubblicana.
Nel 1881 è impiegato in una società di esportazioni milanese;
nel 1884 passa all'insegnamento presso un liceo in Basilicata. Nel 1888
lo troviamo a Bergamo, ancora insegnante. E' da questo momento che inizia
la sua attività di cartografo, che gli ha dato nome in Italia, anche
al di là dell'attività di politico.
Dal 1895 il repubblicanesimo aveva assunto volto di partito; Ghisleri
diede un contributo fondamentale di indirizzo, dimostrando un attaccamento
al partito assolutamente straordinario: "Questo nostro partito che io amo
più dei miei figli", ebbe a scrivere nel 1903. Riguardo al fascismo,
ebbe a riconoscervi una sorta di "marca plutocratica". Scriveva a Giovanni
Conti all'indomani del 28 ottobre 1922: "Il colpo di Stato vero l'hanno
fatto i pescicani dell'alta banca e i filibustieri delle industrie parassitarie.
Richiamate l'attenzione del pubblico sulla vera essenza del governo attuale
come dominio della plutocrazia, di cui gli attuali ministri non sono che
strumenti e servitori zelanti".
In realtà Ghisleri non fu un ideologo sistematico; una sistematizzazione
del suo pensiero è soprattutto opera di Giovanni Conti. Ghisleri
contesta la teoria marxista, che considerava straniera all'Italia, ma soprattutto
limitata al dato economico, alla cosiddetta "formuletta unica". Come ebbe
a scrivere: "Noi vediamo quello che vedono i marxisti, ed anche quello
che essi trascurano di vedere".
Il conflitto con i socialisti e i marxisti si accentua in Ghisleri
quando si passa al principio istituzionale: se per l'ideologia marxista
ogni forma politica è una sovrastruttura, per il pensiero repubblicano
la Repubblica è cosa di tutti, il suo governo è formato dal
convergere delle comuni volontà. "E' di volgare evidenza che la
repubblica democratica qual è da noi concepita non deve essere un'arma
offerta agli interessi di un ceto contro altri ceti".
In economia ebbe una visione "federale". Riteneva il sistema federale
capace di "triplicare la produzione rimovendo i mille impacci della tutela
e della diffidenza attuali, sostituendo con le autonomie la competenza
dei direttamente interessati, agli imbrogli, ai ritardi e all'incompetenza
degli alti papaveri dell'accentramento".
Si spense nel 1938. |
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