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RANDOLFO PACCIARDI
 

Nasce il 1° gennaio 1899 a Giuncarico, in provincia di Grosseto. Nel 1915, studente alle scuole normali, partecipa alle manifestazioni irredentistiche organizzate a Grosseto dal Partito repubblicano.
Dopo Caporetto (ha cercato di arruolarsi volontario nel 1916, pur non avendone l'età), entra nel corpo dei bersaglieri. Ottiene vari riconoscimenti per le sue azioni di guerra.
Nel 1920 inizia a collaborare con Etruria Nuova, un periodico repubblicano di Grosseto.
A Roma si laurea in giurisprudenza, iniziando a lavorare nello studio di Giovanni Conti; nel 1923 fonda Italia Libera, un'associazione combattentistica, cui aderiscono vari elementi di diversa natura politica: oltre ai repubblicani, anche amendoliani, socialisti, riformisti, autonomisti (come Emilio Lussu ). Nel '25 l'associazione è colpita dal decreto di scioglimento seguito al discorso di Mussolini del 3 gennaio. Pacciardi è condannato a 5 anni di confino; riesce ad espatriare clandestinamente.
Nel 1927 si stabilisce in Svizzera, diventando l'animatore dell'attività degli esuli antifascisti di Lugano. Il governo fascista riesce comunque a farlo espellere; Pacciardi ripara in Francia. Nel 1933 è nominato segretario del Partito repubblicano. 
Durante la guerra civile spagnola gli viene affidato il comando del Battaglione Garibaldi. Nel '37, a Parigi, fonda, con Alberto Tarchiani, il periodico La Giovine Italia - La Jeune Europe. L'anno seguente compie un lungo viaggio di propaganda antifascista negli Stati Uniti. 
Nel giugno del 1940 i nazisti occupano Parigi. Il 29 maggio era uscito l'ultimo numero de La Giovine Italia. Pacciardi propone la costituzione di un corpo di volontari italiani da impegnare contro i soldati di Hitler. Col crollo della resistenza alleata, Pacciardi raggiunge Casablanca. Si imbarca alla volta degli Stati Uniti: a New York viene accolto dai membri della Mazzini Society. Non esita a manifestare il suo dissidio con il gruppo dirigente della Mazzini Society, contrari ad impegnare militanti comunisti nella lotta al nazifascismo. 
Nella tarda primavera del 1944 rientra in Italia. Il 10 giugno firma l'editoriale del primo numero della rinata Voce Repubblicana. Nel 1946 è confermato alla guida del partito; è eletto deputato all'Assemblea Costituente. Nel 1947 è nominato vicepresidente del Consiglio. Nel quinto gabinetto De Gasperi (1948) è nominato ministro della Difesa. Nel 1949 si batte per accelerare l'adesione dell'Italia al Patto Atlantico. 
Dopo le elezioni del 1958 è eletto presidente della Commissione Difesa della Camera. Contrariamente a Ugo La Malfa, Pacciardi ritiene che i socialisti non siano ancora in grado di offrire garanzie di autonomia e di affidabilità democratica. Nel congresso repubblicano del marzo 1960, Pacciardi esprime le ragioni delle sue riserve alla formula del centrosinistra. Pacciardi e la sua corrente decidono di non partecipare al Congresso repubblicano di Livorno del 1962, sede del consolidamento della leadership di Ugo La Malfa. L'anno seguente vota contro il primo governo organico di centrosinistra; viene espulso dal Pri. Nel '64 fonda l'Unione Democratica per la Nuova Repubblica, che annovera, nel suo programma, l'elezione diretta del capo dello Stato. Fonda un settimanale, Folla, che nel '66 cessa le pubblicazioni. Al suo posto esce Nuova Repubblica. L'Unione pacciardiana partecipa senza successo alle elezioni politiche del 1968.
Tornerà nel Pri nel 1981; nello stesso anno fonda il settimanale L'Italia del Popolo.
Muore a Roma il 14 aprile 1991.