V CONFERENZA NAZIONALE AGENZIE AMBIENTALI
BOLOGNA, 17-19/12/2001
Intervento dell'on. Francesco Nucara, Sottosegretario
al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, in videoconferenza
nella sezione plenaria del 19/12/2001 ore 10.00
La Conferenza delle
Agenzie di Bologna coincide con un momento particolare per l'assetto organizzativo
del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio e della nuova
Agenzia nella quale sono destinate a confluire, oltre all'ANPA, altri
organismi pubblici, quali i Servizi Tecnici e l'ICRAM.
La nuova Agenzia dovrà svolgere ed affrontare compiti ed attività
tecnico scientifiche di interesse nazionale per la protezione dell'ambiente
in un contesto più ampio; quindi, oltre alle competenze proprie
dell'ANPA, come previsto dalla Legge 61/94, anche attività specificamente
dedicate alla tutela delle risorse idriche e della difesa del suolo.
L'APAT avrà un carattere tecnico operativo mirato a supportare
il Ministero nelle azioni di tutela e controllo del territorio, assicurando
il necessario flusso informativo, eseguendo ispezioni e controlli per
la risoluzione delle emergenze ambientali, coordinando ed uniformando
i controlli decentrati attribuiti alle Agenzie regionali e provinciali.
L'attività di ricerca scientifica seguiterà a non essere
primaria per la nuova APAT e sarà limitata a quanto necessario
per garantire la buona attuazione delle funzioni principali dell'Agenzia.
L'Agenzia promuoverà e renderà omogenee sul piano nazionale
le metodologie tecnico operative per l'esercizio delle attività
proprie dell'Agenzia regionale delle provincie autonome, svolgendo attività
di indirizzo e coordinamento tecnico concernenti:
· l'adozione di criteri di regolarità e di omogeneità
delle misure in campo ambientale;
· l'elaborazione delle metodologie per le attività di raccolta
e convalida dati e per la realizzazione di reti di monitoraggio in applicazione
della normativa vigente;
· l'elaborazione e diffusione di criteri, metodi e linee guida
per le attività di controllo e protezione ambientale.
Con la costituzione
delle Agenzie della regione Puglia e della regione autonoma della Sardegna
si conclude il lungo cammino iniziato nel 1995 con la costituzione delle
prime Agenzie del Piemonte, dell'Emilia Romagna e della Toscana.
Il primo problema che le Agenzie hanno dovuto affrontare è stato
quello di aggregare le varie strutture provinciali nell'ambito di una
unica struttura con obiettivi condivisi e caratterizzata da uniformità
di comportamento.
Tutto ciò non è stato di facile soluzione in quanto differenti
mentalità e comportamenti erano consolidati e radicati nel tempo,
ma l'impegno costante ed avveduto, della dirigenza delle singole ARPA
ha trovato per lo più soluzioni idonee.
Bisogna dare atto del grande sforzo compiuto, fin dai primissimi tempi,
dall'ANPA e dalle Agenzie la cui dirigenza si è subito preoccupata
di creare organismi di aggregazione, primo fra tutti il Consiglio nazionale
delle Agenzie e, successivamente, organismi tecnici quali i centri tematici
nazionali e i gruppi di lavoro specialistici che hanno indubbiamente consentito
la crescita del sistema. Lo sforzo di omogeneizzazione è avviato
ma non ancora completato.
La legge 21 gennaio 1994, n. 61, che ha convertito, con modificazioni,
il decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496, recante disposizioni urgenti
sulla riorganizzazione dei controlli ambientali e istituzione dell'Agenzia
nazionale per la protezione dell'ambiente, ha posto le basi per definire
competenze e obiettivi comuni a tutto il sistema.
Dal canto loro le Regioni, nel dare attuazione, con proprie leggi di recepimento,
alla normativa nazionale, hanno disciplinato l'organizzazione e le competenze
delle strutture ambientali non sempre in modo uniforme, nel rispetto degli
orientamenti politici del momento.
Tuttavia le difficoltà operative più rilevanti derivano
oggi dal fatto che alcune Agenzie hanno dovuto e devono confrontarsi con
interpretazioni dei Governi regionali in merito alla ripartizione delle
competenze e alla loro attuazione.
E' giunto il momento perché le stesse Amministrazioni regionali
assumano il ruolo di propulsione e di indirizzo nei confronti delle Agenzie,
supportando lo stesso obiettivo che il legislatore nazionale si era posto
con la istituzione delle Agenzie regionali, quali organismi autonomi destinatarie
degli indirizzi politici soggetti al controllo della Presidenza della
Giunta regionale e/o provinciale.
L'azione di omogeneizzazione del sistema agenziale potrà richiedere,
se del caso, l'emanazione di apposite integrazioni normative a livello
sia nazionale sia regionale.
Per realizzare questi ambiziosi obiettivi è necessaria, in primo
luogo, una certezza di risorse fondata su meccanismi univoci di individuazione
delle stesse, agganciato al sistema sanitario nazionale dal quale le Agenzie,
peraltro, derivano nonché ai finanziamenti che lo stesso Ministero
dell'Ambiente, tramite ieri l'ANPA e domani l'APAT, destinata alla crescita
del Sistema agenziale.
Se gli ex presidi multizonali di prevenzione erano strutture eminentemente
tecniche o gestite per tutti gli aspetti dalle strutture amministrative
e contabili delle Aziende sanitarie, le Agenzie ambientali si sono dotate
di proprie strutture amministrative, contabili e giuridiche, attingendo,
per quanto possibile, da altre strutture pubbliche o attraverso procedure
concorsuali ad evidenza pubblica.
Invero va rimarcato che la domanda di pareri e di consulenze ambientali
risulta in continuo ed esponenziale incremento, anche a causa della accresciuta
sensibilità della popolazione e dell'immagine positiva che il sistema
agenziale, in questi primi anni di vita, è riuscito a diffondere
attraverso i vari mezzi di comunicazione, non solo per la professionalità
dei propri tecnici, ma anche per la serietà e completezza delle
campagne di sensibilizzazione ambientale intraprese ponendo in essere
un programma di adeguamento delle attrezzature tecnico-scientifiche e
di acquisizione di personale qualificato all'assunzione dei nuovi compiti
specialistici.
Solo poche parole sugli attacchi, in verità piuttosto scomposti,
che alcune organizzazioni stanno portando all'ANPA e, tramite l'ANPA,
al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio. Si tratta di
reazioni emotive e immotivate, che prendono avvio da menzogne e da una
assoluta mancanza di obiettività di giudizio, e forse dal rimpianto
di una gestione le cui risultanze sono al vaglio delle varie magistrature
competenti: tutto considerato non ritengo opportuno soffermarmi oltre
sull'argomento.
Voglio concludere questo mio breve intervento esprimendo agli organizzatori
del Convegno il mio compiacimento per il bel successo ottenuto: che da
questo inizi un periodo di collaborazione ancor più proficua tra
ANPA, sistema agenziale e ministero dell'ambiente. Ne abbiano bisogno
tutti. Ne ha bisogno l'Italia.
In conclusione, al fine di conseguire univocità di comportamento,
valido per tutto il sistema agenziale, il Ministero sta valutando l'opportunità
di discutere con le Amministrazioni regionali e provinciali le norme istitutive
per un'opportuna armonizzazione delle competenze, la conseguente omogeneizzazione
in tutto il territorio nazionale.
Lo statuto dell'APAT si inquadra in questo contesto e stabilisce un legame
diretto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio,
che attribuisce all'intero sistema agenziale maggiori funzioni di controllo
sullo stato dell'ambiente, oltre che di indirizzo e coordinamento del
complesso di attività delegato al sistema stesso.
In tale funzione l'APAT non perderà l'autonomia gestionale ma anzi
rafforzerà il proprio organico, senza per questo perdere la natura
di ente strumentale che oggi la caratterizza, né subire alcuna
virata verso la natura di ente pubblico di ricerca, ma garantendo, da
un punto di vista sia tecnico sia organizzativo, la funzione di controllo
per la prevenzione, che costituisce correttamente il tema della Conferenza
in uno spirito di assonanza, di cui ci compiacciamo, con le indicazioni
del legislatore e le esigenze del Paese.
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