Il dibattito nel partito sul voto del Parlamento sul rientro dei Savoia

Intervento di Eugenio Fusignani

In merito al voto di abrogazione della XIII DISPOSIZIONE TRANSITORIA E FINALE della nostra Costituzione, sancito dalla Camera nella mattinata di giovedì 11 luglio, col quale si sancisce, di fatto, il rientro degli eredi maschi di casa Savoia, mi preme esprimere alcune riflessioni.

In primo luogo è bene ricordare che il giudizio sui Savoia è già stato consegnato alla storia del nostro Paese e che gli attuali discendenti non hanno fatto nulla per modificarlo; anzi, semmai, lo hanno peggiorato attraverso la loro condotta ed i loro comportamenti.

Aprire le porte al loro rientro, dunque, è un'operazione che, oltre a non sanare le ferite aperte dalle responsabilità che porta la ex famiglia reale nei confronti della storia del nostro Paese, non porterà nessun utile alla Repubblica, né sul piano morale ne tantomeno su quello culturale..

Anche perché il Parlamento avrebbe dovuto richiedere agli eredi Savoia, per abrogare la norma costituzionale, non già una generica affermazione di rispetto della Repubblica e delle sue leggi (cosa peraltro scontata per chiunque si appresti ad entrare in qualsiasi paese), quanto una solenne dichiarazione di rinuncia a pretese dinastiche, ponendo fine allo status di monarca, ancora preteso dai nostri, oramai prossimi, nuovi connazionali.

Riscontro con piacere che il nostro Presidente del partito, l'amico Giorgio La Malfa, votando contro l'abrogazione della norma costituzionale, ha compiuto l'unico atto parlamentare possibile per chi vuole continuare a rappresentare un partito che ha, nel suo stesso essere, la pregiudiziale antimonarchica.

Ciò detto credo che sulla questione del rientro dei Savoia sia giunto il momento di lasciare al PRI, ed ai suoi legittimi organismi, regionali e provinciali, l'eventuale decisione su quale azione politica intraprendere, ivi compreso la proposta di un Referendum.

I vari autorevoli esponenti del PRI, infatti, intervenendo sull'argomento hanno solo espresso ovviamente, delle opinioni strettamente personali, ancorché legittime, d'altronde come quello che, altrettanto ovviamente, mi accingo ad esprimere.

A prescindere dal fatto che, qualora fosse indetto un Referendum sull'argomento, mi recherei alle urne per sostenerne le ragioni, ritengo in ogni caso che sia necessario riflettere meglio sull'opportunità di promuoverlo.

Intanto perché la "caricatura di una stirpe reale", quale oggi sono da considerare i discendenti di casa Savoia, oltre a non rappresentare nessun pericolo per la Democrazia Italiana (ben altri sono i pericoli che corre, come solo chi guarda senza rinunciare a vedere può cogliere!), non meriti che il nostro Paese dilapidi un tanti milioni di EURO per allestire una macchina elettorale che si occupi di loro (tanto più se si pensa che gli eredi di Mussolini, intesi come legittimi e/o sostenitori, siedono tranquillamente nel nostro parlamento e nel governo); inoltre perché daremmo adito a qualche "cretino cognitivo" che nella nostra storia, tanto nel Regno quanto in Repubblica, non è mai mancato, di valutare un risultato referendario come una dichiarazione pro o contro la monarchia; infine perché i problemi del nostro Paese sono ben altri, a cominciare da quella vergognosa legge sul "conflitto d'interessi", che fa della nostra Democrazia una sorta di repubblica più sudamericana di quella"Bananas", resa famosa dal grande Woodie Allen in un suo memorabile film.

E' su questo tema che io ritengo debbano concentrarsi tutti gli sforzi del PRI e di tutti coloro che hanno a cuore le sorti della Democrazia, nata dall'incontro delle forze laiche-liberali, cattoliche-popolari e socialiste contro il regime nazifascista benedetto dalla monarchia sabauda.

Su questo, come sul tema della sostanziale depenalizzazione del reato di "falso in bilancio", credo sia più utile farsi promotori di un Referendum per la loro abrogazione.

Anche perché, altrimenti, daremmo adito a tutti i Carneade della CdL di alimentare pretestuose polemiche sulla "fedeltà" agli schieramenti, che evidentemente rappresenta solo un problema loro (dei Carneade, ovviamente!), dal momento che i repubblicani, da sempre, sono semplicemente "leali" con gli alleati e "fedeli" solamente ai prinicipii, agli ideali e, semmai, ai programmi sottoscritti.

Ravenna, lì 13/07/02