Convegno "Pianificazione del territorio e rischio tecnologico: ad un anno dal decreto sul controllo dell'urbanizzazione" Intervento di Francesco Nucara Sottosegretario al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio Questa occasione mi è particolarmente gradita per poter parlare di programmazione e di assetti territoriali. E' noto a tutti che negli ultimi 50 anni il nostro Paese è stato attraversato da un caos programmatorio e legislativo le cui risultanze sono sotto gli occhi di tutti. Questa iniziativa legislativa ha inteso condurre ad unitarietà la gestione del territorio. Tuttavia non sempre le iniziative legislative conducono a concretizzare quanto il legislatore ha pensato e tradotto in articolati. Questo accade perché troppo spesso le leggi sono state il frutto di accordi consociativi tra maggioranza ed opposizione che hanno portato a compromessi legislativi rendendo anche di difficile lettura i provvedimenti del Parlamento Italiano. D'altra parte come mi piace ricordare, la Legge Fondamentale dei Lavori Pubblici ha retto brillantemente dal 1895 al 1994 e dal 1994 che abbiamo avuto 7-8 edizioni della nuova legge sui Lavori Pubblici. La pianificazione del territorio se ben congegnata porterà ad una efficace interrelazione tra il Ministro dell'Ambiente e il Ministro delle Infrastrutture. Il risultato sarà tanto più efficace quanto più ci sarà collaborazione tra i due dicasteri. Su questo mi sembra che non ci siano problemi e per quanto mi concerne l'ho già dimostrato. La pianificazione in un mondo sempre più interrelato non può e non deve essere più il piano urbanistico comunale. Viceversa quest'ultimo sarà il risultato finale di un adeguamento al Piano Territoriale di coordinamento regionale, ai Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale, ai Piani degli Enti Parco e delle Aree naturali protette, ai Piani di Bacino, ai Piani straordinari per le aree a rischio idrogeologico e più semplicemente alla pianificazione di aree vaste. Se sapremo trovare sinergie ed armonia tra queste varie realtà pianificatorie, avremo anche assolto al nostro compito politico. Non nascondendo però che le varie Amministrazioni per varie ragioni potrebbero entrare in conflitto tra di loro e rallentare i ritmi della pianificazione che deve essere propedeutica alla realizzazione di opere. Ed a proposito di opere, mi rivolgo a Lei Signor Ministro per sottolineare la scadente progettualità che pervade ormai il nostro Paese. Non mi riferisco tanto alle grandi opere ma a quella miriade di opere pubbliche i cui progetti sono troppo spesso fuori controllo. Tanti piccoli progetti redatti non in regola con la normativa ingegneristica portano poi a quei disastri che inducono il Governo a dichiarare emergenze. E' forse sarebbe il caso di porre fine ad emergenze che durano da un decennio e quindi emergenze non erano: esse erano e sono problematiche strutturali. E' compito anche del Suo dicastero porre fine a quest'impatto dannoso e dispersivo di risorse per il nostro Paese. L'intenso sviluppo sociale ed economico italiano degli ultimi cinquanta anni ha certamente determinato un forte sfruttamento di aree con equilibri molto precari, senza peraltro che all'espansione urbana corrispondesse una adeguata risistemazione del territorio. La conseguenza di tale caotico sviluppo ha così determinato un sensibile incremento delle situazioni ad elevato rischio che richiede, in primo luogo, una decisa azione volta a ridurre il rischio (soprattutto nelle aree dove sono presenti insediamenti abitativi e/o produttivi), nonché a realizzare quegli interventi organici di protezione e riassetto del territorio senza i quali sarebbero fortemente limitate le possibilità di sviluppo economico e sociale del territorio oggi ad alto rischio. E' utile, per capire il livello patologico raggiunto, ricordare che il costo da congestione nelle grandi aree urbane ha superato nel 2001 i 6,5 miliardi di euro. E' necessario, infatti, per un equilibrato sviluppo, coniugare le necessità socio-economiche con le esigenze di tutela del territorio e delle sue peculiarità naturali e storiche, aspetto questo che fa parte anche delle strategie a livello europeo riportate nei Principi Guida per lo sviluppo territoriale sostenibile. Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio sta seguendo il processo di pianificazione in atto in tutto il Paese. I dati finora disponibili indicano che sono stati predisposti ed approvati tutti i Piani straordinari per le aree a rischio idrogeologico molto elevato, richiesti dal D.L. 180/98 e sono in via di ultimazione i Piani per l'Assetto Idrogeologico (P.A.I.) richiesti dal D.L. 279/2000. Il quadro dello stato di attuazione della pianificazione provinciale, rilevato nello studio congiunto Ministero – Unione delle Province, evidenzia, purtroppo, un ritardo nella elaborazione e approvazione dei Piani territoriali di coordinamento provinciale. Ritardo che sembra in via di recupero, ma che ha limitato la necessaria integrazione tra la pianificazione di area vasta e le politiche settoriali per la difesa del suolo, fondamentale per consentire di raggiungere gli obiettivi di tutela e salvaguardia del territorio nell'ambito di uno sviluppo sostenibile. Ciò soprattutto in considerazione dell'accelerazione impressa alla Pianificazione di bacino a seguito degli eventi di Sarno e Soverato. Prima di avviarmi alla conclusione, voglio qui ribadire che il rischio d'impatto idrogeologico o industriale deve essere considerato tra i problemi centrali del Paese in quanto ad esso è connessa la "sicurezza" sia di vite umane che di beni pubblici e privati. Le risorse umane e finanziarie investite in tale compito hanno pertanto un ritorno "economico" fondamentale in quanto destinate ad assicurare un corretto governo dell'uso del territorio e a limitare frequenza ed effetti degli eventi catastrofici. In tale ottica si prospettano una serie di azioni a livello centrale, che appare necessario seguire con il massimo impegno: incentivare il processo teso a definire il quadro conoscitivo, previsto peraltro dall'art. 2 della Legge 183/89; assicurare il coordinamento delle funzioni di pianificazione e gestione condotte dalle diverse amministrazioni (Stato, Regioni, Autorità di bacino, province, Comuni, etc.). In particolare occorrerà assicurare che siano programmate ed eseguite tutte le operazioni di manutenzione, sia delle opere, sia del territorio in generale; assicurare, di concerto con le Regioni, che tutti i dati connessi al dissesto idrogeologico vengano correttamente condivisi e gestiti nell'ambito del Sistema Cartografico di Riferimento, così come previsto dal D.L. 279/00. In tal senso andrà potenziato il sistema che dovrà, pertanto, garantire la raccolta e l'accesso dei dati da tutto il Paese, anche da parte di professionisti e privati cittadini, oltre che da soggetti pubblici; incentivare ulteriormente le tecniche GIS (Geographic Information System), con le sue innumerevoli applicazioni nel campo della gestione, dell'analisi, e del monitoraggio del territorio; incentivare la ricerca nel campo della previsione, prevenzione e controllo dei rischi. Quest'ultimo punto appare sempre più fondamentale in quanto l'innovazione e la ricerca assieme, costituiscono il motore per il miglioramento dei modelli di analisi e di previsione del rischio, dando un forte impulso nel riuscire a "seguire" le dinamiche naturali ed antropiche del territorio. Roma, 10 ottobre 2002 |